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Bartender: storia, skills e giornata mondiale

Bartender: storia, skills e giornata mondiale

Nel 2018, in occasione dell’evento “The Perfect Blend”, competizione dedicata alla miscelazione e tenuta in Australia e Nuova Zelanda, viene istituita la Giornata Mondiale del Bartender, con cadenza il 24 Febbraio di ogni anno. Personaggi spesso eccentrici e dallo stile unico, come sarebbe il mondo dei locali senza la figura del bartender? Quando nasce questa professione per come la intendiamo oggi? E, soprattutto, quali caratteristiche deve avere chi si approccia a questo mestiere? Scopriamolo insieme!

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La nascita del Bartender

Il ruolo del bartender, sebbene nel nostro immaginario appartenga tipicamente a un’epoca contemporanea, o quantomeno moderna, in realtà fonda le sue radici in tempi decisamente remoti. Testimonianze e ritrovamenti di professioni e utensili assimilabili si trovano, infatti, già presso gli antichi romani, greci e in Asia.

Ma è solo intorno al 1400 che si comincia a parlare di un ruolo molto molto simile. Al tempo, quelli che oggi definiamo bartenders, erano perlopiù i locandieri o i proprietari delle taverne, in cui preparavano e servivano le proprie birre e i propri liquori agli avventori e, va detto, non godevano di una grande stima e considerazione nell’immaginario comune.

La situazione cambia radicalmente intorno al 1800, grazie a una figura chiave del settore, definita in seguito “il padre del bartending”: Jerry Thomas, divenuto celebre soprattutto per la creazione di cocktail nei suoi locali di New York City.
Thomas getta le basi tecniche, stilistiche e d’intrattenimento con il pubblico, girando per il mondo e scrivendo così la storia del bartending moderno, pubblicando nel 1862 anche una vera e propria guida di settore – “The Bar-Tender’s Guide”, conosciuta anche con il titolo “How to Mix Drinks”.

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Da quel momento, la considerazione e il rispetto per la figura del bartender, cambiano sensibilmente, venendone riconosciuti e apprezzati aspetti fino ad allora ignorati, quali:

  • Estro Creativo
  • Abilità tecniche
  • Attenzione al dettaglio
  • Cura del cliente.

Il proibizionismo, l’evoluzione dei locali e le scuole di bartending

L’immagine del bartender riscontra talmente tanti favori, grazie alla divulgazione – negli U.S.A. e fuori – di Thomas, da non indebolirsi nemmeno durante il proibizionismo, che investe proprio gli Stati Uniti nel 1920.
In questo lungo periodo, durato ben 13 anni, i cocktails restano infatti popolari tra i consumatori. Dove? Negli speakeasy, locali clandestini in cui venivano vendute illegalmente bevande alcoliche, servite perlopiù miscelate dai bartenders.

Alcuni cocktails tra i più noti e consumati nascono proprio in questi anni, come il Sidecar, il Mary Pickford, il Pink Lady, il French 75 e il Long Island Tea, conosciuti tutti come drink emblematici dei ruggenti anni ’20.

Negli anni ’50, quelli che prima venivano considerati indistintamente bar serali o taverne, diventano locali di tutti i generi, ognuno con il proprio stile, la propria offerta e il proprio target di consumatore. Contestualmente anche la figura del bartender si delinea in maniera sempre più chiara, definendo le caratteristiche e le doti necessarie per intraprendere questa strada lavorativa:

  • Tecnica
  • Arte
  • Scienza
  • Empatia e comprensione del cliente.

 

Per chi si affaccia a questo mondo, oggi esistono inoltre diverse scuole dedicate, con percorsi interessanti e altamente qualificanti, per imparare le tecniche ed essere aggiornati sui trend del momento e, soprattutto, del futuro in ambito mixology.

Cosa aspetti? Il futuro del mondo del bartending potresti essere tu!

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